Case Kodra: il progetto (in evoluzione) di Stefania

Quando Stefania è diventata una Destinazione Umana con il suo Comignolo di Sofia ha voluto immediatamente condividere con noi una delle sue grandi passioni, le Case Kodra. Di che si tratta? Di case col volto, antropomorfe, che animano, colorano e caratterizzano l’abitato di Civita. Stefania le ha scoperte, per caso, una decina di anni fa e da allora non ha più smesso di costruirci sopra storie e visioni. Le abbiamo chiesto di raccontarcele in una piccola intervista che fluisce veloce e impetuosa, come accade quando si parla di un incontro che, in un qualche modo, ha il potere di cambiare una vita.

Colori accesi e architetture uniche curiose: non ti nego che il primo approccio con le Case Kodra mi ha piacevolmente sopreso. Ci racconti meglio questo progetto?
Le case Kodra sono una scoperta a lievitazione lenta, avvenuta nel 2005 in una delle mie escursioni fotografiche, tornata a far dimora nella mia terra dopo oltre un decennio vissuto a Roma.

Esploravo il paese da viaggiatrice, fotografavo avidamente ogni cosa. Civita era per me un luogo da ri-scoprire; i ricordi erano legati alla mia infanzia, ai miei nonni paterni, ai sapori genuini.

Le Case Kodra sono comparse per caso in alcuni miei scatti, così le ho ricercate e ne ho trovate circa 10 e 6 di loro sono parte di un trekking urbano lanciato in una prima guida che ho pubblicato, “l’itinerario dei comignoli e delle Case Kodra”. A quella ne sono seguite altre 2 edizioni aggiornate, “Camminate civitesi”, la mini guida ha avvicinato le persone e i visitatori a queste curiose architetture. Anche il sostantivo “Kodra” è arrivato in un momento successivo alla loro scoperta. All’inizio erano case antropomorfe, case con il volto, case parlanti e poi nel 2007 la morte del maestro postcubista Ibrahim Kodra – che tra l’altro avevo conosciuto  – ha segnato la denominazione “Case Kodra”. Quelle case mi ricordavano lo stile pittorico del maestro Kodra, utilizzava colori accesi e singolari totem e una sua opera è dedicata a Civita. Ora le case parlanti lo evocano, lo ricordano, ne celebrano l’arte e l’estro, ne lanciano il messaggio poetico, primitivo e provocatorio, per certi versi sorprendente.

Che ne dici di parlarci un po’ del Borgo di Civita? Come sei riuscita a valorizzarlo attraverso questi originali percorsi?
Le Case Kodra mappano tutto il paese nei suoi rioni principali e portano dentro le stradine, tra abitazioni addossate e abbracciate in rocamboleschi equilibri, odore di legna, di bucato, di arrosto e di vita quotidiana.

Attraversando il paese puoi scoprire aspetti della cultura locale che non scopriresti diversamente. La comunità che vive nella parte più antica di Civita – meno fruibile in auto – da qualche anno ha l’opportunità di incontrare gente nuova, di relazionarsi a visitatori che chiedono informazioni o che vogliono semplicemente addentrarsi nello stile di vita locale.

La comunità del centro storico può vivere una quotidianità più dinamica che è apertura verso l’altro, il nuovo, il diverso e da cui trarre arricchimento ed entusiasmo. Negli ultimi anni sono nati numerosi bed and breakfast e anche questo fenomeno ha creato un po’ in tutto il paese delle antenne culturali che attraverso l’ospitalità creano ulteriore dinamismo.

In un villaggio di 800 abitanti, nonostante la vocazione turistica, il senso di abbandono lo senti tutti i giorni, soprattutto se non accendi tv o radio e decidi di vedere cosa succede nel silenzio assoluto. Ci sono giorni in cui davvero non passa nessuno. E’ in quei momenti che mi viene voglia di dare forma a qualcosa. Le Case Kodra mi ricordano l’Urlo di Munch che è un manifesto all’indifferenza, la condanna della condizione esistenziale resa in pittura. L’urlo di Munch è suscitato da nulla e dal Nulla, proprio quel Nulla che sottende la calma apparente della vita quotidiana in un piccolo paese come Civita.

Hai in mente evoluzioni per il futuro del progetto Case Kodra?
Le Case Kodra sono un progetto in continua evoluzione. Ne ho ideato un design autoprodotto e oggetti che provocatoriamente suggeriscono ed evocano qualcosa che porta oltre la loro funzione originaria.

Rappresentare e interpretare le Case Kodra su materiali diversi e con tecniche artistiche svariate è la mia passione. Ci sono periodi in cui mi prende il tormento di produrne tante e la mia casa diventa un laboratorio condiviso con chi si trova lì in quel momento. Per adesso le distribuisco a chi mi fa visita o a chi soggiorna nella mia casa. I miei ospiti, di nazionalità diverse, sono per me dei tester sul prodotto e raccolgo suggerimenti e percezioni per ricavarne, prima o poi, un progetto vincente. Ma è soprattutto mia figlia Sofia che approva la bozza di un’idea; le disegna a modo suo e le trovo fantastiche; non è detto che ne uscirà fuori anche un merchandising dedicato ai bambini. Per il momento ho depositato il name “Case Kodra” e il design e questo è già un inizio. Credo che con una buona dose di follia e audacia, riuscirò a dare un senso al mio tormento e al mio ritorno in Calabria. Le Case Kodra sono per me un urlo di resistenza e dinamismo contro il “nulla” e la staticità che a volte sembra voler inghiottire i paesini del sud. Attraverso di loro io “resisto”!

Responsabile comunicazione

«Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella danzante» sintetizza perfettamente la personalità di Federica: disordinata, alla perenne ricerca di un equilibrio (è pur sempre una bilancia, anche se atipica!), dotata di un’energia dirompente che trova nella creatività una valvola di sfogo perfetta. La sua sfida quotidiana è portare innovazione negli ambienti tradizionalmente più statici e lo fa coi suoi modi diretti e il suo cuore grande, e con questo stesso cuore si occupa della comunicazione di Destinazione Umana.