Perché il viaggio è donna

Ho letto di recente un articolo che raccontava come, nelle società di cacciatori-raccoglitori, fossero le donne a decidere quando spostarsi dopo aver verificato che le risorse del territorio che stavano occupando si sarebbero esaurite a breve. Gli uomini in quel caso erano occupati alla protezione della comunità, alla difesa e alla caccia ed era riservato alle donne le decisione della partenza. Non sono se sia per questo ma sembra che le donne siano più portate al cambiamento anche radicale e a vedere il viaggio come strumento concreto di questo cambiamento.

Non fraintendete, viaggiano tantissimo anche gli uomini, ma il viaggio come trasformazione, non come avventura o scoperta, è una prerogativa femminile. Se guardate le statistiche sono più del 90% le ragazze che fanno domanda per progetti di volontariato o studio all’estero. Sono anche sempre più le donne che recentemente si sono messe in cammino e stanno battendo i sentieri italiani allo scopo di stare meglio, di ricaricarsi nella natura, di mettersi alla prova e anche di conoscere meglio aspetti di se stesse.

Il viaggio, come tanti altri, è uno strumento per misurarsi con se stessi, testare alcune parti di noi e poter porre una distanza fisica e mentale dal proprio quotidiano, distanza che permette di comprendere molti dei nostri vissuti e sentimenti, soprattutto in alcuni momenti delicati della nostra vita. Forse l’uomo riesce a esaudire meglio questo bisogno di messa alla prova di sé attraverso il lavoro, mentre le donne sperimentano meno queste possibilità nel quotidiano o forse perché le donne, hanno questa spinta intrinseca al cambiamento e al miglioramento che le porta a un’uscita – non senza grandi fatiche – dal proprio guscio e al bisogno di esplorarsi attraverso il mondo circostante.

La nostra esperienza

Per quanto riguarda i viaggi di Destinazione Umana sono diventati femminili soprattutto perché il viaggio presentato come specchio interiore e come trasformazione di sé era a tutti gli effetti più richiesto dalla donne piuttosto che dagli uomini. Per non parlare della Via delle Dee, espressione di un più ampio fenomeno di donne in cammino che scelgono la prova fisica – che poi è soprattutto mentale – del camminare per ri-scoprirsi, ri-trovarsi, ri-generarsi. Mi viene da pensare che le donne sono trasformative per natura, il loro corpo cambia con la pubertà, con la maternità, con la menopausa e tutte queste fasi – di cambiamento fisico ed emotivo – vadano in un qualche modo esteriorizzate e sperimentate anche all’infuori di sé stesse. È il cambiamento che si concretizza, che si fa tangibile e reale.

La terza vita

Una volta una mia cliente di 63 anni mi disse: ora sto vivendo la mia terza vita e voglio fare un viaggio per capire cosa fare in questa terza vita. Terza vita? – le chiesi molto incuriosita – e le altre quali sono state? E lei mi disse sorridente: la mia prima vita è fino a quando avevo 20 anni era tutto nuovo e volevo fare tante cose, ho fatto l’università, avevo le mie passioni. Poi è iniziata la mia seconda vita, quella in cui sono diventata mamma. Quello è stato un periodo dedicato alla famiglia, la mia priorità erano i miei figli, che stessero bene, che studiassero, che crescessero al meglio: durante la mia seconda vita mi sono un po’ messa da parte. Ora per fortuna è arrivata la mia terza vita, che per me coincide con la menopausa: non sono più una ragazzina, mi conosco meglio e conosco meglio il mondo, i miei figli sono ormai grandi e ora posso di nuovo dedicarmi a me, tornare ai miei sogni e progetti lasciti indietro e dedicarmi a quelli nuovi, più maturi e consapevoli. Stupenda! Lei sceglieva di celebrare la sua nuova vita (tra l’altro identificata con qualcosa che le donne di solito vivono negativamente) con un viaggio.

Tanti modi per partire e cambiare

Il viaggio è solo uno dei possibili strumenti di trasformazione e cambiamento: altre donne scelgono la musica, l’arte, la cucina, lo sport, il lavoro, la creatività. La parola d’ordine che lei mi lasciò – nel non detto delle sue parole – e che io lascio a voi, fu: riprenditi i sogni che avevi messo da parte, prendi i tuoi nuovi strumenti, le tue risorse attuali, e scegli una strada. Qualsiasi essa sia fa che ti faccia sentire piena e viva, non è mai troppo tardi per farlo. D’altronde la cosa bella della terza vita è che inizia proprio quando lo decidi tu. Parlando con lei ho avuto la conferma che sì, noi donne siamo esseri in continuo cambiamento e trasformazione e abbiamo la straordinaria capacità che già avevamo 20000 ani fa, quando qualcosa è terminato e non ci dà più nulla, facciamo le valigie e andiamo oltre.
Partiamo. Cambiamo.

Ha una bussola tatuata che punta sempre a Sud. Innamorata del’America Latina, delle cose semplici, del mare, delle culture diverse e della pizza nel forno a legna. Ha iniziato a viaggiare per curiosità e per cercarsi finché, ai confini della Patagonia, è inciampata in se stessa e lì, si è trovata. Perché per lei, viaggiare fuori, significa soprattutto viaggiarsi dentro. Il viaggio le ha donato nuovi occhi per guardare il mondo e la determinazione per creare un progetto unico: Travel Counseling, il suo modo per poter trasmettere a tutti il significato del viaggio come esplorazione del sé ed il suo enorme potere curativo. Quando gli chiedono: “dov’è il tuo Paese delle Meraviglie?” Alice, adesso, con un sorriso, risponde: “è dentro di me”.

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