Sant’Anna di Valdieri, il borgo che rinasce grazie alle donne

Borghi abbandonati in Italia: sempre di più sentiamo questa espressione, mista di fascino e tristezza per qualcosa che se ne va. Piccoli paesi incastonati tra le montagne, sperduti in qualche pianura isolata o adagiati su una collina, testimoni della nostra storia e della nostra tradizione.

Lo spopolamento dei piccoli borghi è un’emergenza nazionale silenziosa, che crea gravi danni all’economia e alla cultura del nostro Paese: pian piano si cancella l’identità profonda dell’Italia, puntellata di piccoli centri a carattere rurale, dove è forte il senso di comunità.

Proteggerli dell’oblio significa proteggere l’anima autentica del nostro Paese, salvare tradizioni, sapienze antiche, artigianato, tesori culturali e artistici, nonché meraviglie naturalistiche: non esistono soluzioni ideali per farlo, ma è un dovere che abbiamo se amiamo il nostro territorio.

Borghi a rischio spopolamento in Italia: Sant’Anna rinasce al femminile

Restanza: con questo termine Vito Teti, professore di Antropologia Culturale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria, ha definito il coraggio e l’impegno di chi sceglie di restare nei piccoli borghi o di chi decide di tornare per rimboccarsi le maniche e far rinascere ciò che sembra morto. “Adopero questo termine perché restare non è un fatto di pigrizia, di debolezza: dev’essere considerato un fatto di coraggio. Una volta c’era il sacrificio dell’emigrante e adesso c’è il sacrificio di chi resta. Una novità rispetto al passato, perché una volta si partiva per necessità ma c’era anche una tendenza a fuggire da un ambiente considerato ostile, chiuso, senza opportunità. Oggi i giovani sentono che possano esserci opportunità nuove, altri modelli e stili di vita, e che questi luoghi possono essere vivibili. È finito il mito dell’altrove come paradiso. L’etica della restanza è vista anche come una scommessa, una disponibilità a mettersi in gioco e ad accogliere chi viene da fuori”.

In Piemonte sette donne hanno fatto della restanza un progetto di rinascita, tutto al femminile: la piccola borgata di Sant’Anna di Valdieri, incastonata tra le montagne cuneesi in Valle Gesso, stava rischiando di scomparire, ma oggi, grazie al loro impegno e un pizzico di spregiudicatezza, la piccola comunità piemontese sta ripartendo, guardando con fiducia al futuro.

Qui le donne sono sempre state protagoniste: la regina Elena del Montenegro, moglie di Vittorio Emanuele III, innamorata di questo luogo, fece costruire la scuola del paese e contribuì a sostenerne l’economia, offrendo impiego a molti abitanti che lavoravano alla corte.

Con la stessa intraprendenza della regina Elena, sette donne imprenditrici hanno scelto di sognare in grande e non arrendersi all’oblio del loro paese. Donne dalle storie diverse, tutte però innamorate di questo luogo. Ci hanno creduto così tanto da investirci tutto, il lavoro e la vita.

Sant’Anna di Valdieri: un presente in rosa

Le donne della rinascita del borgo sono Cinzia Chiambretto che gestisce la locanda alpina Balma Meris, Michela e Marcella Formento, due sorelle che si occupano rispettivamente della Casa Alpina, casa per ferie per gruppi, e della Casa Regina, residence per famiglie con ristorante e bar; Cinzia Damiano del negozio I Bateur, Cinzia Re del Centro Alpino, Alessandra Borgnino dell’Hosteria La Regina e Rita Salvai che gestisce BioMagia a Tetti Gaina.

Hanno capito che non ci sarebbe stato futuro senza partire dall’accoglienza turistica: strutture che erano lì da anni e rischiavano il decadimento, oggi riprendono vita per dare ospitalità a centinaia di viaggiatori che nel periodo estivo sono tornati a visitare il borgo. Poche attività, quelle essenziali, che da sole non sarebbero state sufficienti senza i sorrisi caldi e accoglienti delle gestrici. È questo che fa la differenza e rende indimenticabile l’esperienza in questo piccolo paradiso montano, dove si respira la stessa aria buona di sempre.

Quattro chiacchiere con Cinzia

Ne parliamo con Cinzia Chiambretto, titolare della locanda che ha ospitato i corsisti delle edizioni precedenti della nostra Inspirational Travel School.

Insieme a lei e alle altre custodi del borgo, ci siamo fatte raccontare il loro amore per questa terra e la natura di un luogo incontaminato da stress e smog.

Cinzia è titolare della locanda alpina Balma Meris (www.balmameris.com), un’ex scuola convertita in casa alpina acquistata insieme al marito 10 anni fa; per i primi anni, si sono affidati a dei gestori, poi 3 anni fa la decisione di gestirla direttamente. Perché sentiva che questo era quello che voleva.

Lasciare “un lavoro sicuro” e trasferirsi in montagna per scommettere su un progetto così impegnativo, che cosa richiede secondo te? Qual è l’elemento che ti fa andare avanti senza perderti d’animo, anche in un momento difficile come questo per la pandemia?

Richiede una buona dose di coraggio e sana pazzia, sacrificio, mettersi in discussione, amore per la montagna, per la natura, per la solitudine e adattabilità; non mi perdo d’animo perché sono convinta di essere sulla strada giusta, so che sto realizzando un sogno che per anni non ho tirato fuori dal cassetto.

Com’è cambiata la tua vita?
Parecchio, vivevo a Bra (cittadina di quasi 30mila abitanti, in pianura, a 85 km da qui), lavoravo in un ufficio e mi occupavo della famiglia: ho tre figlie, due laureate ed una universitaria, un marito che è comunque parte determinante in questa scelta, l’alpino è lui… ma in tutto questo ho scoperto un modo di vivere che mi sta bene e mi dà grandi soddisfazioni e gratifiche da parte degli ospiti.

Quanto incide il fatto di essere tutte donne a riportare in vita il borgo di Sant’Anna? Quanto fa la differenza secondo te?
Siamo tenaci, pratiche ed anche competitive… ma soprattutto solidali e sensibili, e direi abbiamo una forte spiritualità (parlo per me).

Noi di Destinazione Umana promuoviamo il concetto di ISPIRAZIONE, che applichiamo nei viaggi, ma prima di tutto nella vita: ci siamo impegnati per seguire le nostre passioni e oggi promuoviamo viaggi che aiutano le persone a fare lo stesso, ovvero cambiare vita ed essere felici. Cosa significa per te vivere una vita ispirata?

Per me significa seguire il nostro spirito, ascoltarci, vivere con armonia, al ritmo delle stagioni, essere parte della natura. Stringere legami invisibili: gli ospiti vanno via di qua con le lacrime agli occhi, ma di felicità.

Cosa ti senti di dire a chi si trova incastrato in una vita che non gli corrisponde? Cosa fare per dare ascolto alla propria voce interiore che parla di sogni e passioni?
Direi di avere coraggio e di cambiare stile di vita, liberarsi da condizionamenti e canoni esteriori ed estetici, vivere un po’ contro corrente, passare del tempo “da soli”, nella natura, a contatto con le piante . Ascoltare il rumore del torrente, sentire i profumi della sera, rivivere luoghi con occhi diversi: Sant’Anna è il luogo ideale, è un posto fuori dal mondo… non c’è inquinamento acustico, luminoso ed atmosferico. È un posto magico!

Non posso stare ferma, devo scoprire, conoscere, assaporare, osservare. Partendo dal mio territorio, il Polesine e il Delta del Po, che amo per i suoi paesaggi sconfinati, i ritmi lenti, le tradizioni autentiche. Che sia dietro l'angolo o a chilometri da casa, non importa. Il bello è sempre lì, dove lo vuoi trovare. Basta camminare in punta di piedi.

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