Perchè abbiamo bisogno di imprenditori sovversivi

Lavorare ispirati, ovvero scegliere un’attività che ti renda felice, si può. E con felice non intendiamo “di successo” o “realizzato”, quelle saranno conseguenze. Se lavori ispirato sei coerente con la tua finalità, con il tuo scopo di vita; senti di essere autentico in ciò che fai, creativo e in equilibrio. Per riuscirci il primo passo è rimettere al centro se stessi, la propria unicità e il proprio benessere. Solo coltivando la nostra interiorità, dando spazio a ciò che ci fa veramente bene, il lavoro non sarà più uno strumento di schiavitù e controllo, ma un mezzo per la nostra completa realizzazione.

Da anni Fabrizio Cotza porta avanti questa visione: è un imprenditore sovversivo che, mettendo al primo posto le persone e il tempo, sovverte il modello economico e occupazionale che ci è stato imposto. Secondo lui, è possibile lavorare meno e dare spazio alla nostra crescita interiore, allo sviluppo delle nostre risorse, senza rimanere schiavi della propria professione. Per farlo, ha ideato un metodo molto particolare che ci racconta in questa bella intervista.

 

 

Siamo di fronte ad un cambiamento epocale del modo di vivere e soprattutto di lavorare: sopravviverà solo chi coltiverà la propria crescita personale, lo sviluppo della propria creatività. Quello che noi definiamo ‘lavorare ispirati’. È così? 

Fabrizio Cotza, imprenditore sovversivo

 

Purtroppo veniamo da un’epoca storica in cui coloro che volevano ottenere risultati dovevano puntare tutto sulla “quantità”. Quindi più “lavoravi duro”, maggiori soddisfazioni economiche ottenevi. Poi con la globalizzazione abbiamo scoperto che nel mondo c’era chi era abituato (o costretto) a lavorare con ritmi ancora maggiori, accontentandosi di meno. E lì tutto è crollato, perché quel modello di business e di lavoro non portava più risultati.
In realtà è stata una grande fortuna, perché abbiamo iniziato a riscoprire il lavoro di “qualità”, frutto di creatività, innovazione, pianificazione, strategia. E tempo per se stessi. Perché la qualità arriva solo se come essere umano sei in forma e in equilibrio. Ovvero riscoprire (e apprezzare) la propria zona di comfort.

Quindi basta con questa zona di comfort (che comfort non è) da cui uscire: come trovare la nostra VERA zona di benessere e restarci?

Non esistono formule uguali per tutti. Ed infatti la stessa formula spacciata in questi anni del “devi uscire dalla zona di comfort per fare cose straordinarie” è quanto meno fraintendibile, se non del tutto sbagliata. Infatti per “zona di comfort” si identifica quella situazione in cui la persona si lamenta, è insoddisfatta e sta male. Ma quella non è affatto una zona di comfort! Il vero benessere è fatto dalla riscoperta di ciò che a ciascuno di noi fa stare veramente bene, senza confonderle con le “droghe” che semplicemente ci anestetizzano. Lavorare 16 ore al giorno per qualcuno è una droga. Al punto che sostiene di non poterne fare a meno, o di sentirsi bene solo quando è in ufficio. Il lavoro per molti è la nuova forma di evasione da se stessi. Esattamente come può esserlo un qualsiasi oppiaceo.
Il vero benessere quindi non si trova “fuggendo” da noi, bensì affrontando e scoprendo noi stessi. All’interno della (vera) zona di comfort.

Per sostenere gli imprenditori in questo cammino di cambiamento e consapevolezza, proponi un percorso all’interno della tua Accademia Sovversiva: ci racconti di più?

Si tratta di un percorso di 5 mesi, che alterna giornate in aula con esercitazioni pratiche in azienda, sotto la mia supervisione. Lavoriamo in parallelo su due piani: la crescita imprenditoriale e quella umana, trasformando l’azienda in una sorta di “palestra” in cui ci si allena tutti assieme (titolare e collaboratori) per diventare persone migliori. Lo scopo quindi non è il semplice successo, bensì una più completa realizzazione, che poi si riflette positivamente anche sull’azienda. Sotto il profilo prettamente aziendale in ciascun incontro affrontiamo le aree principali dell’azienda, ovvero il controllo di gestione, l’organizzazione interna, la selezione e valorizzazione di collaboratori, la strategia marketing e l’approccio commerciale.

Sostieni che l’approccio sovversivo punta tutto sulla qualità, ovvero sull’eccellenza aziendale, ma prima di tutto umana: per noi di Destinazione Umana il “fattore umano” è assolutamente il fulcro della nostra azienda e delle nostre attività. Ci spieghi come la vedi tu?

In questi vent’anni ho studiato attentamente circa 500 PMI eccellenti, e nell’80% dei casi al vertice c’era un titolare illuminato (o Sovversivo, come piace dire a me).
Ovvero consapevole del fatto che la creazione di una cultura aziendale sana viene prima di tutto il resto. E che questa è una diretta conseguenza delle relazioni umane che si creano e di come vengono valorizzate. I fattori determinanti sono la coerenza con i propri valori (che quindi vanno identificati, sia singolarmente che a livello di gruppo) ed un grande lavoro sull’identità di ciascuno.

In definitiva, per sentirci concretamente realizzati sia come imprenditori che in generale nella vita, dovremmo comprendere qual è il nostro scopo, quello che noi definiamo la “scintilla che ci fa battere il cuore”. Lo scopo è il senso più alto del nostro agire, frutto di una ricerca continua di benessere, eccellenza, crescita. È proprio così?

Purtroppo sono stati confusi gli obiettivi con lo scopo. E questo ha creato delle distorsioni pericolose. Se l’obiettivo indica cosa vuoi e la meta (che è un macro obiettivo) indica dove vuoi andare, lo scopo risponde al perché fai ciò che fai. Tranne rare eccezioni io incontro persone piene zeppe di obiettivi (sempre più performanti) ma prive di scopo. Al punto che di fronte a questa domanda vanno in crisi. Ed è a quel punto che può davvero iniziare il percorso da Imprenditore Sovversivo.

 

Non posso stare ferma, devo scoprire, conoscere, assaporare, osservare. Partendo dal mio territorio, il Polesine e il Delta del Po, che amo per i suoi paesaggi sconfinati, i ritmi lenti, le tradizioni autentiche. Che sia dietro l'angolo o a chilometri da casa, non importa. Il bello è sempre lì, dove lo vuoi trovare. Basta camminare in punta di piedi.

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