Di sogni, di scelte, di paure. Di esami di maturità.

Il periodo degli esami di maturità si porta sempre dietro un bel carico di bilanci e di nostalgia. Che siano passati 5, 10 o 20 anni poco importa: i ricordi di quei giorni ansiosi, ingenui e scanzonati riaffiorano vividi e ci portano inevitabilmente a domandarci quanto l’immagine riflessa nello specchio somigli all’adulto che, a 18 anni, sognavamo di diventare.

Poco importa se eravamo i più popolari della classe o i timidi seduti al primo banco. Se gridavamo a tutti che avremmo conquistato il mondo o se tenevamo le nostre ambizioni e i nostri desideri nascosti tra il cuore e il diario. Ciò che ci accomunava tutti, ma proprio tutti, era la potenza dei nostri sogni. Era quella sensazione che la vita vera stava per cominciare. Ed era tutta nostra. Una sensazione tanto incredibile quanto spaventosa. Era la percezione di aver raggiunto l’agognato orizzonte e di dover iniziare a inseguirne un altro, tutto nuovo e più lontano. Era il senso di responsabilità, era la paura di tradire noi stessi. 

Dalla mia maturità sono passati 11 anni. Volati. Nonostante la zavorra di scelte sbagliate, il tempo perso a inseguire gli altri e le tante, troppe, battute d’arresto. Eppure quando mi guardo allo specchio non mi vedo così diversa da ciò che sognavo di diventare. Anzi. Ritrovo in me molti di quei pezzi che, uno alla volta, avevo usato nella mia testa per comporre il puzzle della me del futuro. Magari c’è voluto più tempo, sicuramente a qualche bivio avrei potuto optare per una direzione migliore, forse non ho fatto tutto quello che avrei voluto fare ma, alla fine, ciò che conta è l’orizzonte. E io quell’orizzonte lo vedo. Nitido.

Ciò che ho capito è che i sogni lo sanno. Lo sanno sempre. Ma i sogni veri, quelli che non vengono filtrati, quelli che sono tuoi e solo tuoi. Quelli che non restano chiusi in un cassetto, ma aggrappati al cuore. Quelli piccoli, perché è di tanti piccoli sogni che sono fatte le grandi avventure. Quelli giganti.

Ed è proprio perché i sogni lo sanno che bisogna ascoltarli. A 10 anni, quando tutto quello che dici sembra un gioco e invece è molto di più, a 18 quando la forza propulsiva data dall’avere in mano il futuro ti fa sentire invincibile, ma anche a 30, 40, 50, 80 anni quando la vita ti ha già insegnato che le cose non vanno quasi mai come avresti creduto, ma vanno comunque. Farsi guidare dai propri sogni può essere ciò che fa la differenza tra subire e reagire, tra arrendersi e lottare, tra fallire e riuscire. I sogni non scadono, si adattano alla tua vera natura e, soprattutto, rappresentano esattamente ciò che sei.

Un’altra cosa che ho capito è che esistono “estrattori di sogni“, ovvero persone capaci di aiutarti a soffiare via le nuvole che coprono l’orizzonte, di farti ricordare quello che immaginavi a 10 anni e agognavi a 18. L’incontro con queste persone può essere fortuito (e fortunato!), oppure no. Puoi aiutarlo, facilitarlo, andartelo a cercare. Puoi smettere di essere un “turista della vita” e provare, per un attimo, ad uscire dai percorsi che ti sei cucito addosso. Puoi cominciare a esplorare, cambiare gli occhi con cui guardi, aprire il cuore con cui senti, rinvigorire le gambe che ti conducono alla meta. Ecco. Destinazione Umana per me è stato questo, perché Destinazione Umana  si occupa di questo. É il mezzo che ti trasforma da turista a esploratore, che facilita gli incontri, che ti mette in contatto con gli “estrattori di sogni”. Destinazione Umana è l’ispirazione che ti serve quando hai 18 anni e cerchi la tua strada, ma anche a 30 quando ti sei perso e hai bisogno di ritrovarla, e di ritrovarti. Quindi? Cosa aspetti a partire?

Post..scriptum.
Questo post è nato mentre migliaia di studenti facevano il tema della maturità, come riflessione personale su ciò che sono e ciò che sognavo di diventare quando a fare la maturità ero io. Poi è diventato qualcosa di più grazie ad una persona che, in una sera d’estate, mi ha lanciato un SOS. Si trovava in mezzo alla tempesta e faticava a scorgere l’orizzonte. Ed è a questa persona che voglio dedicarlo. Insieme a una frase che mi ha girato, lo stesso giorno, un’amica.

“Dobbiamo costantemente buttarci giù dagli strapiombi e farci crescere le ali mentre precipitiamo.” (Kurt Vonnegut)

Responsabile comunicazione

«Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella danzante» sintetizza perfettamente la personalità di Federica: disordinata, alla perenne ricerca di un equilibrio (è pur sempre una bilancia, anche se atipica!), dotata di un’energia dirompente che trova nella creatività una valvola di sfogo perfetta. La sua sfida quotidiana è portare innovazione negli ambienti tradizionalmente più statici e lo fa coi suoi modi diretti e il suo cuore grande, e con questo stesso cuore si occupa della comunicazione di Destinazione Umana.