Di cibo, sorrisi e libertà: intervista a Chiara Maci

Oggi facciamo quattro chiacchiere con Chiara Maci: food blogger, grande viaggiatrice, autrice di libri, mamma di Bianca. Poco più di 30 anni, gli ultimi cinque passati a “mollare tutto e ricominciare”, più volte. La sua storia ci piace, il suo entusiasmo ci piace, il suo sorriso ci piace. Ci piace come è arrivata a conquistarsi la sua storia, il suo entusiasmo e il suo sorriso.

Chiara racconta il cibo, la cucina e racconta se stessa sul suo blog Chiara Maci, che nasce da Sorelle in Pentola, creato con sua sorella Angela (il suo “filtro umano” è sicuramente il FOOD). Ma prima di tutto questo, si è laureata in giurisprudenza, poi si è specializzata in comunicazione, e ha lavorato in una grande azienda: ma poi ha mollato tutto. E ha iniziato a fare quello che amava. Fino al successo.

Chiara, quando racconti com’era la tua vita prima dell’avvio di Sorelle in Pentola e del tuo blog personale, ad un certo punto dici “e poi ho mollato tutto e ho iniziato a cucinare.” Semplicemente: cosa ti mancava?

Il sorriso. Mi mancava l’ entusiasmo, a forza di fare ogni giorno qualcosa di uguale e ripetitivo. E a 25 anni (ma secondo il mio punto di vista a qualunque età) non te lo puoi permettere.

Nella tua rubrica “io in fila” hai raccontato spesso di grandi cambiamenti, del mollare tutto e ricominciare: i tuoi viaggi che ruolo hanno avuto in tutto questo?

Sono stati fondamentali. I grandi cambiamenti comportano anche momenti difficili in cui reinventare se stessi e la propria vita e ogni volta  un viaggio importante ha reso tutto meno “impegnativo”. Qualche anno fa ad esempio il viaggio da sola a Phuket fu per me la salvezza in un momento davvero difficile. E quotidianamente raccontavo il mio viaggio “catartico” sul blog.

E’ proprio vero allora che a volte si deve viaggiare anche da soli!

Tu adesso viaggi molto anche con tua figlia Bianca: cosa vorresti che lei scoprisse nelle vostre destinazioni?

Vorrei capisse che il mondo non è solo casa, non è solo la città in cui vive o quella in cui vivono i nonni. Vorrei imparasse quello che ho imparato io da piccola e cioè che viaggiare apre la mente e aiuta a trovare una strada. Mio padre mi ha sempre detto “con i soldi che metti da parte, viaggia”. E io l’ho sempre preso in parola.

E il cibo? Ci sono alcuni piatti che leghi a momenti di passaggio, di mutazione, qualche ricetta speciale che ti ha accompagnata?

La parmigiana ha per me il significato del viaggio perché mi ricorda il trasferimento dal sud al nord e il profumo di basilico nel mio condominio di Bologna. Eravamo “quelli del sud” e portavamo con noi i prodotti della nostra terra.

Nelle storie delle nostre Destinazioni Umane spesso ci sentiamo raccontare come un grande cambiamento sia nato da un’insoddisfazione di base, che unita in parte a una forte progettualità e in parte a una certa “sana incoscienza” ha permesso di realizzare grandi cose. Tu quanto mixi progettualità e incoscienza?

Tanto, anche troppo. Senza un minimo di incoscienza non fai una scelta. Scegliere è sempre difficile e per fare il passo decisivo servono grinta, curiosità e sana follia 😉

Tre cose che diresti a una persona che vuole, come hai fatto tu più volte, “mollare tutto per ricominciare”, o più semplicemente mollare qualcosa per guadagnare qualcos’altro.

Non guardare mai indietro ma solo avanti.

Immaginare la vita che vorresti tra 10 anni e iniziare a costruirla da oggi.

Rimboccarsi le maniche e mettercela tutta, ma davvero tutta. Arrivare stanchi a sera ma godere nel sentire l’emozione della libertà che ci si è guadagnati.

Ultima domanda: l’ingrediente segreto. Nella tua vita e nella tua cucina.

Il sorriso.