Viaggiare per scoprire se stessi: la storia di Eleonora

Viaggiare per scoprire se stessi: negli ultimi tempi stiamo sentendo molto questa frase. Ma davvero basta un viaggio per cambiare? Per ritrovare la radice di noi stessi, la nostri identità profonda? Certo che no. Non basta perché il lavoro più importante dobbiamo farlo noi, mettendoci impegno e volontà per seguire il cammino del cambiamento. Ma un viaggio può fare molto: può farti vedere parti di te sconosciute attraverso il confronto con l’altro; può aprirti la mente su modi diversi di vivere, può riconnetterti con la tua parte più autentica e selvaggia grazie al contatto con la Natura.

Non tutti viaggi, però, sono uguali: i nostri viaggi ispirazionali sono diversi, perché ti portano per mano verso il cambiamento che senti di voler fare nella tua vita.

Ma dato che non vogliamo fare i presuntuosi, lasciamo che sia una viaggiatrice a raccontarci com’è andata: Eleonora è tornata da poco dal viaggio di tre giorni “Donne che corrono coi lupi” e ci racconta a cuore aperto com’è andata.

E siccome non c’è cosa migliore di lasciare parlare i viaggiatori, da questo mese di Novembre inauguriamo una nuova RUBRICA del Magazine, nella quale chi è partito con Destinazione Umana ha uno spazio per raccontare le proprie emozioni, paure e cambiamenti vissuti prima e dopo il viaggio.

Perché sappiamo bene che i nostri viaggi ispirazionali hanno qualcosa di unico, ma lasciamo che siate voi a dirlo. 🙂

Viaggiare per scoprire se stessi: perché hai scelto di intraprendere un viaggio con destinazione umana e in che momento della vita ti trovavi quando l’hai fatto?

Destinazione Umana mi è capitata tra capo e collo una mattina per caso.

viaggiare per scoprire se stessiDa tempo seguivo percorsi introspettivi, di ricerca, di creatività, di scambio e sorellanza con altre donne. Alcune amiche ne erano a conoscenza e una di esse ha pubblicato sulla mia bacheca Facebook il link del viaggio “Donne che corrono coi lupi” pensando potesse interessarmi. Ho guardato velocemente il viaggio e ho pensato che fosse una follia: troppo lontana la destinazione, troppe incertezze da affrontare e la paura di fare un viaggio così lungo da sola. Ho archiviato la questione.

Nei giorni successivi tuttavia, non riuscivo a togliermi quel pensiero dalla testa fino a che la voglia di mettermi alla prova ha preso il sopravvento. Il viaggio “chiamava” e non c’era possibilità di ignorarlo: quando sento un istinto così forte verso qualcosa, significa che devo affrontare la paura perché qualcosa di speciale mi attende.

Questo in definitiva il momento della mia vita in cui si è inserito il viaggio: tempo di cambiamento e scoperta personale, dove sempre di più trovo il coraggio di seguire percorsi che non sempre sono semplici, ma nei quali mi riconosco e mi definisco, allontanandomi ormai definitivamente da quella parte della mia educazione che mi avrebbe voluta “sistemata” in un ufficio con un contratto a tempo indeterminato e un lavoro full-time da 40 ore settimanali, indipendentemente dalla piacevolezza delle mansioni. Ritmi non umani, soprattutto se il lavoro che facciamo non “nutre” da alcun punto di vista. Per anni ho dato ascolto a quella parte, rincorrendo chimere che ad un certo punto non ho sentito mie: ero infelice e non appagata, le mie relazioni sul lavoro erano sterili e prive di contenuti stimolanti, mi sentivo soffocare. Così ho scelto di cambiare, di cominciare un nuovo corso di studi in cui l’arte (che avevo già scelto all’università ma che poi avevo abbandonato) tornava ad essere protagonista ed io a sentirmi a casa. Assieme a questa scelta sono arrivate tante cose: nuovi rapporti, nuovi percorsi, nuove idee, un rinnovato coraggio e infine “Donne che corrono coi lupi”.

I viaggi di DU sono diversi, lo sappiamo: ma in base alle tua esperienza, in COSA questo viaggio è stato diverso?

viaggiare per scoprire se stessi

L’aridità che dominava la mia vita qualche anno fa, si rifletteva purtroppo anche nelle scelte riguardanti viaggi e vacanze. Finivo sempre per accontentarmi di qualche destinazione marittima tra le più gettonate e passare una settimana tra ombrellone e ristoranti, guardando ciò che mi circondava con gli occhi del turista, con il fascino e la meraviglia, certo, ma sognando quell’autenticità, quel contatto con la gente del luogo e con le loro tradizioni che non ero capace di procurarmi. Avrei voluto che le donne anziane mi raccontassero le loro storie e mi offrissero un piatto di cibo cucinato con le loro mani, che un pastore mi portasse con sé al pascolo e che un pescatore mi invitasse a salire sul suo peschereccio, ma non avevo il coraggio di chiedere, sarei sembrata sfacciata e invadente. Mi accontentavo, così ogni volta tornavo a casa abbronzata e vuota.

E poi c’era la questione delle culture lontane, quelle “diverse”, quelle “selvagge”. Avendo molta paura di affrontare i rischi del globetrotter, mi sono un po’ rassegnata al fatto che non conoscerò mai i segreti dello sciamanesimo siberiano, né incontrerò un aborigeno australiano, eppure Destinazione Umana è stata capace di offrirmi un assaggio di questa cultura “altra” e ancestrale, tramite Marco e soprattutto Cristina. È stato un dono prezioso, una scoperta che, ancora una volta, mi suggerisce di abbandonare le vecchie abitudini anche quando si tratta di cercare posti da visitare. Ora viaggio per nutrire l’anima e non più per “cambiare aria” e mi rendo conto che a volte possiamo trovare anche vicino a noi quei piccoli, sorprendenti frammenti di altrove lontano ed esotico che tanto desideriamo.

Qual è stata l’attività che è stata più “incisiva” (e decisiva) per te?

Si può veramente parlare di attività come fosse un pacchetto preconfezionato? La sensazione che ho avuto è stata piuttosto di un fluire naturale, di una connessione profonda con Cristina, che rispondeva naturalmente alla manifestazione (conscia o meno) dei miei bisogni interiori ed emotivi. Cristina “sente” e “guida” in base a ciò che percepisce nella persona che ha di fronte. Per questo preferisce lavorare con una donna alla volta, regalandole un’immersione totale.

viaggiare per scoprire se stessi

Non c’è una giornata che preferisco in particolare, quel che amo ricordare è la fiducia e l’apertura con cui ho abbracciato il suo mondo, oltre che proposte che ad altri potrebbero sembrare folli, come correre a perdifiato sulla spiaggia, ma rigorosamente ad occhi chiusi, rischiando magari di inciampare in qualcosa o travolgere qualcuno; o ancora camminare nel bosco, tra sassi e radici, ma senza scarpe e senza occhi per guardare, guidata solo dalla sua mano. L’intero mondo di Cristina, il suo legame con la natura, la purezza della non–contaminazione con la società e la determinazione che usa per difendere quest’oasi protetta da tutte le bruttezze esterne è il dono che mi porto dentro, è un esempio che passo dopo passo cerco di emulare.

Come è cambiata la tua vita da quando sei tornata? Hai nuovi obiettivi?

Sono trascorsi pochi mesi da “Donne che corrono coi lupi” e la mia vita è tornata a scorrere come prima, con le sue battaglie in difesa delle mie scelte, le fatiche e la paura del futuro. Ma forse questa è solo l’apparenza. C’è un’attenzione nuova per il cibo che mi nutre e nei prodotti che scelgo al supermercato; c’è una voglia sempre maggiore di prendermi cura del mio corpo con scelte che si indirizzano verso rimedi naturali; c’è un’intenzione crescente di approfondire la conoscenza di erbe e piante. In definitiva posso dire di aver mosso dei passi nella direzione di un forte ritorno alla natura: la recente decisione di trasferirmi più vicina al bosco è il coronamento di questa evoluzione.

Gli obbiettivi invece sono sempre gli stessi, ma più forti: dedicare la mia vita alla creatività in qualunque forma si presenti, dalla pittura alla scrittura, fino alla musica: non avevo mai avuto il coraggio di scrivere un testo che potesse definirsi romanzo, ma di ritorno dall’Abruzzo l’ho fatto e ho portato a termine l’impegno senza rinunciare a metà. Altro obbiettivo è quello di cercare di aprirmi al prossimo offrendo il mio aiuto, soprattutto se si tratta di donne che come me hanno scelto di intraprendere il cammino con i lupi.

Cos’hai lasciato andare e cosa invece hai invece hai ‘guadagnato’ con questo viaggio?

Ho lasciato andare un pezzetto di sfiducia nei miei confronti, quel pezzo che sosteneva che una ragazza sola non potesse affrontare un viaggio in macchina lungo sette ore. Ho lasciato andare anche qualche rigidità riguardante il cibo: posso mangiare miglio o riso in bianco con qualche verdura e stare bene, posso cogliere la frutta degli alberi senza pensare che qualche agente patogeno mi avvelenerà, posso rinunciare alla carne per qualche giorno senza temere la debolezza da assenza di proteine. Posso non avere una dieta fissa, con quantità stabilite da rispettare. Posso mangiare ciò che sento, dormire quando ne ho bisogno, pensare a lungo sulla spiaggia e soprattutto.. andare in giro senza reggiseno.

Quel che ho guadagnato è la presenza tangibile di una realtà che credevo utopica, ma con la quale desideravo ricongiungermi da tempo: la vita in natura, senza orpelli, senza troppi compromessi se non quelli che ti consentono di sopravvivere, un tetto sopra la testa, un posto per dormire e del cibo caldo. L’essenziale. Ed è stata un’immersione profonda e variegata, che ha coinvolto tutti e cinque i miei sensi, nel contatto con l’erba, le piante e il mare, nel farsi strofinare la polpa di aloe sulle parti scottate dal sole, nell’assaporare una foglia di stevia o un fico colto dall’albero, nell’annusare il fango sulfureo e riempirsene le mani, nell’ascoltare il proprio respiro, nel saturare gli occhi con tutto questo.

Se dovessi immaginarti come un elemento naturale (fiore, animale…), oggi, quale saresti e perchè?

Gatto nasco e gatto rimango. Affezionata al luogo in cui vivo e molto abitudinaria, temo il cambiamento e gli stravolgimenti improvvisi. Chiedo il rispetto dei miei spazi, dei miei tempi, dei miei alti e dei miei bassi. Se questo rispetto viene a mancare, posso risentirmene e graffiare esattamente come i felini. Istintiva, intuitiva e indipendente, amo i miei momenti di solitudine e guai a negarmeli, ma sfiorisco se non sento amore e calore attorno a me. Dopo “Donne che corrono coi lupi” tuttavia, da gatto di appartamento mi trasformo e mi sento un po’ più gatto selvatico.

Non posso stare ferma, devo scoprire, conoscere, assaporare, osservare. Partendo dal mio territorio, il Polesine e il Delta del Po, che amo per i suoi paesaggi sconfinati, i ritmi lenti, le tradizioni autentiche. Che sia dietro l'angolo o a chilometri da casa, non importa. Il bello è sempre lì, dove lo vuoi trovare. Basta camminare in punta di piedi.

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